Le donne sono
il “termometro della crisi”. I lievi segni di ripresa con cui si è aperto
l’anno non intaccano comportamenti di risparmio preventivo e un’ormai radicata
attenzione alle spese, che consiglia strategie di spesa attente ai prezzi (si
va al discount e si cercano i saldi), tagli alle uscite (invece del ristorante,
convivialità in casa) e risparmi anche sulla cura della persona. La condizione
delle donne in Italia è oggetto di un approfondimento diffuso dall’Eurispes in
occasione dell’8 marzo. Ha senso ritornarci, se non si vuole che la “festa
della donna” sia confinata alle pagine di un solo giorno.
L’istituto di
ricerca
ha ascoltato un campione di
521 donne in tutta Italia, rappresentativo della componente
femminile, per capire qual è la condizione delle donne nel Paese attraverso
argomenti chiave quali lavoro, condizione economica, consumi, salute. Ne emerge
una fotografia che continua a presentare forti criticità.
Lavoro,
gap salariale, difficoltà a conciliare tempi lavorativi e familiari rappresentano ancora una costante della realtà
femminile. “Ben poco è cambiato per le donne negli ultimi decenni: permane un
scenario immobile soprattutto per quanto riguarda i problemi di fondo del
sistema occupazionale a livello di inclusione e retribuzione – dice l’Eurispes
– Se le donne lavoratrici hanno un livello di istruzione superiore a quello
raggiunto dagli uomini (sono 3,5 milioni le laureate contro 2,9 milioni), il
livello salariale continua ad essere più favorevole per questi ultimi. Il gap retributivo di genere è in Europa al 16,4% e
in Italia arriva al 7,3%, un dato positivo ma solo in parte: all’interno del
trend 2008-2013 emerge un aumento del 2,4%. Il nostro Paese è
penultimo nella classifica a 28 per la differenza di genere tra occupati
(19,9%) con un tasso di occupazione
del 69,8% per gli uomini contro il 49,9% delle donne (dati
Eurostat)”. A preoccupare le donne, prima ancora dell’aspetto economico, è però
la conciliazione fra tempi lavoratori e tempi personali e familiari, che
continua a essere difficile. Le donne lamentano soprattutto la mancanza di
spazi da dedicare a se stesse a causa dei tempi lavorativi (68,3%) e segnalano
la difficoltà di far conciliare lavoro e famiglia (50%). Sul versante dei
diversi fattori economici evidenziati nell’indagine solo le voci relative alla
difficoltà di arrivare con lo stipendio alla fine del mese (51,3%) e
l’impossibilità di fare progetti per il futuro (56,3%) risultano preponderanti.
Una donna su 5 ammette di avere un doppio lavoro.
Se si
guarda ai consumi emergono tutta una serie di strategie e comportamenti di
risparmio ormai consolidati e seguiti anche da chi, in realtà, dalla crisi è
stato solo sfiorato. Nel
quadro di difficoltà generale più di 7 donne su 10 (74,9%) hanno visto
peggiorare nell’ultimo anno la situazione economica personale in maniera grave
o parziale, tanto che solo il 12,9% ha la possibilità di risparmiare. Le
strategie di risparmio cambiano abitudini di spesa e comportamenti sociali: la
necessità di attivarsi per razionalizzare le spese ha portato molte a
preferire, per gli acquisti dei beni di prima necessità e la spesa alimentare,
i discount (70,1%).
In parallelo, si evita di mangiare
fuori casa (81,4%) ammortizzando il costo di ristoranti e pizzerie e
riscoprendo la convivialità delle cene a casa tra amici (77,8%) o in famiglia
con genitori e parenti (50%). Ormai sono comportamenti radicati
quelli di aspettare i saldi
(87,9%) e di ricercare punti vendita più economici come grandi magazzini, mercatini o outlet
(84,1%); una nuova tendenza sembra prendere piede con il numero crescente (44%)
delle donne che si rivolgono sempre più al mercato dell’usato. Otto donne su
dieci rinunciano con più frequenza all’estetista, al parrucchiere o all’acquisto
di articoli di profumeria, preferendo magari alternative “casalinghe”;
l’e-commerce si usa soprattutto in caso di sconti e offerte speciali (47,2%).
Quali i “valori
etici” delle donne? L’indagine Eurispes dice che le donne “si dicono favorevoli alla tutela giuridica alle
coppie di fatto indipendentemente dal genere (67,2%), all’uso della pillola
abortiva (57,4%), all’eutanasia (55,5%) e al testamento biologico (68,3)%,
ma anche alla legalizzazione della prostituzione (62%). Eppure – aggiunge
l’istituto di ricerca – sono sembrano meno aperte su questioni che le
riguardano da vicino: il 47,6%
appoggia la possibilità di ricorrere alla fecondazione eterologa e il 49,3% la
tecnica dell’utero in affitto”. Sul versante della salute e dei
diritti non mancano gli aspetti critici: nell’ultimo anno oltre un quarto delle donne (il 27,8% delle donne)
si è rivolto a uno psicologo e il 18,4% ha fatto uso di psicofarmaci.
Il 7,7% ha ammesso di aver subito forme di stalking e il 21,1% di essere a
conoscenza, per via indiretta, di vittime di questo fenomeno.
Art. redatto da Help Consumatori
Nessun commento:
Posta un commento